Alfredo Rocco
(Nápoles, 9 de Setembro de 1875 - Roma, 28 de Agosto de 1935)
(Nápoles, 9 de Setembro de 1875 - Roma, 28 de Agosto de 1935)
Il nazionalismo è protesta è rivolta, è anatema contro tutta una secolare incrostazione di idee che ha deformato contorto l'anima italiana. Il nazionalismo si rivolge contro tutti gli idoli del foro e della piazza, contro tutte le idee correnti e dominanti nei cervelli volgari: attacca la democrazia, demolisce l'anticlericalismo, combatte il socialismo, mina il pacifismo, l'umanitarismo, l'internazionalismo; colpisce la massoneria; dichiara esaurito, perché già attuato, il programma del liberalismo. Il nazionalismo è rivoluzionario, e non può convenire agli scettici ed ai timidi. (p. 46)
1918 - Alfredo Rocco, Manifesto di «Politica», in Politica, I, 15 dicembre 1918, pp. 1-17.
Em Dezembro de 1918 funda, com Francesco Coppola, a revista Politica, em cujo primeiro número apresenta o "Manifesto"; em que o Estado surge identificado como "a forma necessaria e storica della vita sociale".
Determinato e dominato da questa ineluttabile legge della vita come lotta, è nato lo Stato. Il quale non può – come la ideologia liberale-democratica vorrebbe – separarsi dalla società, identificandosi, ora con gli organi della sovranità, ora con la classe politica da cui essi sono tratti, ora, persino con gli individui che, volta a volta, la esercitano; ma non è altro, invece, che la società appunto in quanto si organizza sotto un potere supremo: è quindi la forma necessaria e storica della vita sociale, forma di indefinita durata di fronte al transeunte valore dell’individuo. -
[A ideia do "Stato-forza" (Estado-força) era latina e italiana, intimamente ligada à tradição intelectual romana, renovada por Nicolau Maquiavel na filosofia política, por Giambattista Vico na filosofia da história, e pelos historiadores e economistas italianos na crítica da filosofia da Revolução francesa.]
Determinato e dominato da questa ineluttabile legge della vita come lotta, è nato lo Stato. Il quale non può – come la ideologia liberale-democratica vorrebbe – separarsi dalla società, identificandosi, ora con gli organi della sovranità, ora con la classe politica da cui essi sono tratti, ora, persino con gli individui che, volta a volta, la esercitano; ma non è altro, invece, che la società appunto in quanto si organizza sotto un potere supremo: è quindi la forma necessaria e storica della vita sociale, forma di indefinita durata di fronte al transeunte valore dell’individuo. -
[A ideia do "Stato-forza" (Estado-força) era latina e italiana, intimamente ligada à tradição intelectual romana, renovada por Nicolau Maquiavel na filosofia política, por Giambattista Vico na filosofia da história, e pelos historiadores e economistas italianos na crítica da filosofia da Revolução francesa.]
Il principio corporativo e sindacale e le sue applicazioni nel campo costituzionale
Fondamentale ed organica legge di vita della nazione è la solidarietà nazionale, mediante la quale soltanto la nazione italiana potrà realizzare la ricostituzione economica e social resa necessaria dalla guerra. Ma il principio della solidarietà nazionale implica quello della organizzazione nazionale. Nella nazione, organismo sociale progredito e quindi differenziato, organi essenziali della vita sociale non sono gli individui isolati nè le masse eterogenee ed amorfe di individui, ma le collettività organizzate. La disciplina interiore, condizione indispensabile per la esistenza e lo sviluppo della società nazionale, non è soltanto subordinazione dell'individuo alla nazione, ma insieme subordinazione dell'individuo alla minore collettività di em fa parte e di questa alla nazione. Il sindacato, sottratto alio sfruttamento politico dei demagoghi professionali, esteso oltre che alle classi lavoratrici anche alle altre categorie di produttori, deve diventare il fulcro dell'organizzazione economica nazionale e lo strumento per cui gli insopprimibili antagonismi di classe siano automaticamente disciplinati e composti: disciplina e composizione per assicurare la quale in ogni modo deve intervenire energicamente lo Stato.
Il nazionalismo cosi si pone nettamente sul terreno sindacale. E vi si pone non solo nel campo economico ma anche nel campo politico. Come base della vita sociale è il principio corporativo, che cosi lunga e gloriosa tradizione ha in Italia, cosi esso deve diventare della vita politica. Al predominio delle masse inorganiche, da cui escono troppo spesso politicanti inconsapevoli e incompetenti, deve sostituirsi la legittima influenza delle collettività organizzate, nel campo della cultura, delle professioni liberali, degli interessi locali, della produzione economica da cui usciranno rappresentanti consapevoli e tecnicamente preparati. Come primo passo ed avviamento a questa necessaria evoluzione degli ordinamenti politici, può e deva e servire, la riforma del Senato, che da un'elezione informata al principio corporativo, trai la forza ed autorità tali da attenuare la pericolosa onnipotenza di una Camera eletta da masse indifferenziate, ed espressione quindi assai meno sincera della vita reale della nazione.
(pp. 13-16)
Fondamentale ed organica legge di vita della nazione è la solidarietà nazionale, mediante la quale soltanto la nazione italiana potrà realizzare la ricostituzione economica e social resa necessaria dalla guerra. Ma il principio della solidarietà nazionale implica quello della organizzazione nazionale. Nella nazione, organismo sociale progredito e quindi differenziato, organi essenziali della vita sociale non sono gli individui isolati nè le masse eterogenee ed amorfe di individui, ma le collettività organizzate. La disciplina interiore, condizione indispensabile per la esistenza e lo sviluppo della società nazionale, non è soltanto subordinazione dell'individuo alla nazione, ma insieme subordinazione dell'individuo alla minore collettività di em fa parte e di questa alla nazione. Il sindacato, sottratto alio sfruttamento politico dei demagoghi professionali, esteso oltre che alle classi lavoratrici anche alle altre categorie di produttori, deve diventare il fulcro dell'organizzazione economica nazionale e lo strumento per cui gli insopprimibili antagonismi di classe siano automaticamente disciplinati e composti: disciplina e composizione per assicurare la quale in ogni modo deve intervenire energicamente lo Stato.
Il nazionalismo cosi si pone nettamente sul terreno sindacale. E vi si pone non solo nel campo economico ma anche nel campo politico. Come base della vita sociale è il principio corporativo, che cosi lunga e gloriosa tradizione ha in Italia, cosi esso deve diventare della vita politica. Al predominio delle masse inorganiche, da cui escono troppo spesso politicanti inconsapevoli e incompetenti, deve sostituirsi la legittima influenza delle collettività organizzate, nel campo della cultura, delle professioni liberali, degli interessi locali, della produzione economica da cui usciranno rappresentanti consapevoli e tecnicamente preparati. Come primo passo ed avviamento a questa necessaria evoluzione degli ordinamenti politici, può e deva e servire, la riforma del Senato, che da un'elezione informata al principio corporativo, trai la forza ed autorità tali da attenuare la pericolosa onnipotenza di una Camera eletta da masse indifferenziate, ed espressione quindi assai meno sincera della vita reale della nazione.
(pp. 13-16)